Al Centro Brera il ritorno della Critica Sociale
Centro "Brera" di Milano, 25 febbraio: una partecipata assemblea contraddistinta da un serrato (anche articolato) dibattito ha segnato la ripresa delle pubblicazioni della "Critica Sociale", l'antica rivista fondata nel 1891 da Filippo Turati e Anna Kuliscioff. Un segnale di presenza e di testimonianza voluta da un gruppo di promotori molto determinato a fare in modo che, nonostante gli inviti arrivati da autorevoli fonti a considerarsi sconfitti, la parola "Sinistra" riprenda a coincidere con "Socialismo". Un'iniziativa che si affianca ad altre in itinere e ad analoghe presenze di diversa derivazione culturale e politica che pure continuano a proporre una visione, un'analisi e un aggiornamento costante sulle proposte di trasformazione sociale, impegno politico, opposizione alla destra e ai pericoli che derivano dalla presenza del governo uscito dalle elezioni del 25 settembre: pensiamo a "Critica Marxista", "Alternative per il Socialismo", "Infiniti mondi" soltanto per avanzare qualche esempio. In questo quadro emerge un punto di riflessione: a sostegno di queste imprese editoriali si collocano gruppi di iniziativa e di riflessione politico - culturale che stanno svolgendo un lavoro sicuramente impegnato in una fase in cui la sinistra e il fronte democratico si trovano in grande difficoltà. Sinistra e fronte democratico in forte difficoltà sia sotto l'aspetto del radicamento sociale, della capacità progettuale e degli stessi esiti elettorali. Una fase nella quale sembra, prima di tutto , sfuggire quell'egemonia culturale affermata un tempo ma ridotta di influenza dalla difficoltà di comprendere -prima di tutto - il quadro di mutamento internazionale, il peso dell'impatto dell'innovazione tecnologica, l'allargarsi di disuguaglianze inaccettabili, la disgregazione del mondo del lavoro, l'affermarsi socialmente di un individualismo consumistico e competitivo. La redazione di queste poche note è stata dettata dall'urgenza di indicare due questioni parse evidenti proprio ascoltando il dibattito di presentazione della ripresa della "Critica Sociale": 1) l'avvio di una fase di confronto tra tutti i soggetti impegnati nell'insieme di queste iniziative, al di là delle loro sedi di provenienza, senza preclusioni o intenti di primazia. Naturalmente nella piena consapevolezza delle diversità di affrontare, reclamando quindi un recupero dell'usato strumento della dialettica politica abbandonato nei soggetti politici a favore della pratica correntizia; 2) Lo sviluppo di un'analisi riguardante la realtà degli spazi esistenti nel sistema politico italiano. Sono molti i punti da verificare sotto questo aspetto a partire da natura, ruolo, collocazione del PD in esito anche a quello che sarà l'esito delle elezioni primarie che si stanno svolgendo proprio mentre è in corso questo modesto tentativo di elaborazione. Il punto di arrivo di questa analisi da condurre in comune tra diversi soggetti dovrebbe essere quello di stabilire se può essere ragionevolmente possibile realizzare la costruzione di una soggettività politica per la quale -come si affermava all'inizio - il termine "sinistra" coincida con quello di "socialismo". Proprio nel senso dell'affermazione del "socialismo" come punto identitario si tratta di verificare la possibilità di superare le tante incertezze e i tanti equivoci che hanno accompagnato la fase più recente della vita politica italiana, compresi quelli derivanti da pulsioni populiste e movimentiste e dall'assumere, di volta in volta, "single issue" di riferimento trascurando la complessità delle interazioni strategiche in atto nelle "fratture" della modernità. I punti di principio sui quali misurarsi potrebbero essere così schematicamente riassunti: 1) Autonomia. Prima di tutto Autonomia nel significato di Autonomia dal capitalismo considerato insuperabile: è questa la prima risposta da fornire al tanto discusso, in queste ore, al "pamphlet" di Aldo Schiavone e all'invito che contiene a considerare il tema dell'uguaglianza ormai interno all'immutabilità del sistema. Uguaglianza come fattore di trasformazione economica e sociale: così può essere ancora riassunto il senso di un Socialismo del XXI secolo; 2) Internazionalismo. Si tratta di sviluppare due elementi: la capacità di disporre di una visione "altra" anche sul tema delicato della pace e della guerra e dell'intreccio tra questo e le contraddizioni epocali dell'ambiente e delle migrazioni. Occorre riprendere una visione che ci metta in grado di collegare l'insieme delle istanze progressiste ben oltre la "sovranazionalità": "Europa come spazio politico"; "Pace come vero ostacolo alla ripresa della "logica dei blocchi"e magari all' "equilibrio del terrore"; " Recupero di funzione degli organismi internazionali per determinare equilibrio nell'utilizzo delle risorse, nella promozione della democrazia e la libera circolazione delle idee e delle persone, in un contesto dominato dai "grandi signori" del web che dominano la diffusione di notizie e condizionano lo stesso scambio tra le persone; 3) Pedagogia politica. Nella funzione di un soggetto politico portatore di istanze socialiste adeguate al XXI secolo (ambiente, innovazione tecnologica, affrancamento del lavoro dalle tendenze schiavistiche in atto , welfare universalistico) deve risultare prioritaria quella funzione pedagogica attraverso la quale i grandi partiti di massa del '900 portarono avanti la loro espressione di egemonia culturale facendo così avanzare le grandi masse proletarie e operaie. L'auspicio è quello di realizzare al più presto un incontro fra tutti questi soggetti e avviare sedi di analisi comuni: per ora nel ristretto ambito nazionale in attesa di tornare ad esprimerci su orizzonti ancora più ampi.
Franco Astengo
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