Tempi di rancore
Gli atti di violenza commessi in questi giorni e in queste ore da gruppi anarchici sembrano condannare Cospito a morte: il riflesso è automatico, la ‘doverosa’ fermezza vince sulla pietà.
Tutto logico, tutto conseguente …. eppure…
Eppure c’è qualcosa che non va. E l'ho messo a fuoco guardando su Netflix il racconto del concerto di Fabrizio De Andrè con la P.F.M. risalente a, boh, quarant’anni fa.
Nella lunga introduzione rievocativa, si racconta delle contestazioni che i primi concerti di questo innaturale connubio incontrarono alla fine degli anni settanta. Complice l’incontro di due pubblici molto diversi, le attitudini dell’epoca portavano a contestazioni, lanci di oggetti, talvolta molotov, con intervento della polizia, scontri e volti insanguinati.
Fabrizio li lasciava fare, dialogava come si poteva, tutti scansavano bicchieri volanti e poi riprendevano a suonare. In una scena lui cambia Amico Fragile … “E poi, seduto in mezzo ai vostri …. vaffanculo”.
Cosa c’entra questo con Cospito?
Niente, tranne due cose.
La prima è che gli ultimi atti violenti dovrebbero riguardare qualche macchina incendiata, una sede imbrattata, piccole agitazioni di piazza, alcuni fermi di persone, se non ho capito male, denunciate a piede libero. Insomma, una frazione di quello che accadeva a Faber con la PFM, che a sua volta era una frazione di quello che allora accadeva nelle piazze.
La seconda è che nel concerto ho riascoltato Il Testamento di Tito, e quella sua ultima strofa:
"Io nel vedere quest'uomo che muore
"Madre, io provo dolore
"Nella pietà che non cede al rancore
"Madre, ho imparato l'amore.
Vinicio Nardo
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