L'unica cosa che so
L'unica cosa che so è che vivere sul serio, oggi, significa resistere a tutti i mastodonti che ti minacciano. Significa rifiutare obbedienza a qualunque autorità che non sia espressamente delegata, espressamente controllata e periodicamente revocabile da coloro che ne debbono essere oggetto. Significa un ripudio inequivoco di ogni forma di violenza organizzata. Significa una diffidenza qualificata contro tutti coloro (di qualunque confessione) che vorrebbero farci credere che "il mondo va verso..."; e tanto più contro qualunque propaganda, che è l'arte di farci sentire quello che naturalmente non sentiremmo. E un rispetto spicciolo per la verità, e un disprezzo per la moralità a doppio metro ("se ammazzo io, è un moto storico, se ammazza l'altro, è un delitto"), e la convinzione ferma che il socialismo è un modo di vita, di cui non si può rinviare l'applicazione " al giorno in cui avremo vinto", e poi a quando sarà compiuta l'industrializzazione, e poi a quando " non avremo più nemici esterni ", e così ad infinitum. La vita è corta, e piuttosto tragica (al diavolo gli ottimisti!) e il socialismo è la speranza più alta che l'uomo abbia concepito, e quindi non è il caso (con l'aria di Apocalissi che tira) di liquidarla per via d'ufficio (Paolo Milano ad Antonio Giolitti, 9 giugno 1946)
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Gli appelli e i testi che pubblichiamo in questa pagina sono accomunati, ci pare, dalla necessaria “rimessa in circolo” di una parola, socialismo, che è la necessaria ragion d’essere della nostra rivista. Ci pare quindi da una parte un indice della serietà della situazione politica attuale, dall’altra, finalmente, il segnale per ricominciare a ragionare non solo in termini di alternanza, ma anche, e soprattutto, di alternativa socialista. Per tutti coloro che vogliano ragionare in questa prospettiva, sono parti gli spazi del nostro sito e le colonne della nostra rivista.
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