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Io voglio scegliere. La centralità della legge elettorale

Pubblicato: 08-09-2024
Rubrica: Tempi Moderni

IO VOGLIO SCEGLIERE, LA CENTRALITA’ DELLA LEGGE ELETTORALE

di Roberto Biscardini

 

C’è ancora un po’ di tempo per firmare i quesiti del referendum per la modifica del Rosatellum. Un referendum che sta registrando l’impegno di molti volontari, sia nella raccolta delle firme cartacee, sia per promuovere la raccolta delle firme on line. Un referendum difficile. Sia perché difficile e complessa la materia, sia perché il Rosatellum è una delle leggi elettorali più farraginose che abbiamo mai avuto. A questo si aggiunge il fatto che se i cittadini italiani hanno votato con lo stesso sistema elettorale dal 1948 al 1992, con la Seconda repubblica si sono trovati di fronte sistemi elettorali sempre diversi. Diversi tra elezioni europee, politiche e amministrative. Una volta maggioritari e una volta proporzionali, una volta con le preferenze e una volta senza. Con l’aggravante che per le stesse elezioni politiche i sistemi elettorali sono cambiati più volte: dal Mattarellum, al Porcellum, all’Italicum e infine al Rosatellum. Leggi elettorali che le maggioranze parlamentari hanno continuato a cambiare, non per rafforzare il principio di rappresentanza democratica dei cittadini, ma pensando di fare continuamente gli interessi delle loro coalizioni. Leggi elettorali tutte incostituzionali che hanno eletto parlamenti di fatto incostituzionali.

Da qui anche la disaffezione al voto e l’astensione crescente da elezione a elezione.

Sacrosanto quindi questo referendum che ha come obiettivo quello di modificare la legge elettorale vigente per restituire a tutti i cittadini il diritto di scegliere liberamente i propri rappresentanti, sottraendo questo potere alle segreterie dei grandi partiti che, con una serie di alchimie incomprensibili ed alcune persino nascoste nelle pieghe della legge, riescono con il Rosatellum di fatto, salvo poche eccezioni, a definire preventivamente la composizione dell’intero Parlamento. Riescono a scegliere a tavolino prima del voto chi sarà eletto e chi no. Facendo così del Parlamento non un parlamento di eletti dal popolo, ma un parlamento di nominati.

Un referendum quindi fondamentale per restituire il diritto di rappresentanza al popolo italiano, in difesa della democrazia tanto conclamata e tanto calpestata.

Si tratta di quattro quesiti referendari, più una legge di iniziativa popolare per introdurre le preferenze ed abolire le liste bloccate, e correggere le peggiori anomalie di una legge che era stata costruita opposta in quel momento, con il sostegno sia dei maggiori partiti del centrosinistra sia del centrodestra, per assegnare la maggioranza parlamentare a coalizioni assolutamente non omogenee. Perché in quel momento il sistema politico aveva bisogno di quello.

L’esigenza di una legge elettorale democratica è una questione che non nasce oggi, ma che segna per quanto riguarda i socialisti, ma non solo, un impegno che dura almeno da trent’anni, affinché al cittadino non sia tolto il diritto di scegliere i propri rappresentanti e di esprimere un voto personale, eguale, libero e segreto. Così come ci ripeteva sempre il nostro compagno e costituzionalista Felice Besostri che aveva fatto della battaglia per una legge elettorale democratica una battaglia di principio, portando in Corte Costituzionale sia il Porcellum, l’Italicum e poi il Rosatellum, dove ancora di fatto giace senza sentenza.

A partire proprio dalle sue indicazioni e dal suo impegno è nato il comitato referendario “Io voglio scegliere”, promosso da cittadine e cittadini di diversa estrazione sociale, formazione culturale e orientamento politico per rivendicare il diritto costituzionale di scegliere col voto i nostri rappresentanti parlamentari e per eliminare da questa legge le parti che impediscono ai cittadini di scegliere liberamente.

In un momento in cui il voto è rifiutato dalla maggioranza degli elettori utilizzare il referendum come strumento di democrazia dà valore alla democrazia stessa ed è giusto farlo anche se non si è sostenuti dalle grandi organizzazioni politiche o sindacali, ma solo dalla coscienza individuale di singoli cittadini.

Come diceva Petro Nenni: “fai quel che devi e succeda quel che può”.

Un referendum per mettere al centro dell’attenzione pubblica la centralità della legge elettorale come centralità della questione democratica.

Un’iniziativa dal basso dalla parte della buona politica per affrontare un tema che in tutti i paesi democratici viene considerato tra i più importanti di tutti.

Un referendum che non ha trovato il consenso dei partiti, nonostante il giudizio negativo del Rosatellum venga oggi anche da parte di coloro che hanno la responsabilità di averlo voluto. Ma il problema rimane.

 

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