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"Terzo mandato: la Schlein e il gruppo dirigente Pd come i gerarchi la notte del Gran Consiglio"

Pubblicato: 21-01-2025

“Affidare la questione ai legulei significa sottrarla alla sfera sua propria, che è quella della politica. Il terzo mandato è innanzitutto un problema che riguarda la qualità della democrazia. In questo senso, e non solo in quello tecnico, è anche una questione costituzionale, posto che lo scopo principale della Carta è di garantire in ogni momento un elevato standard di intensità democratica nella vita delle istituzioni. La Costituzione è una paratia contro ogni tentativo di involuzione autoritaria del sistema, in ogni sua articolazione”.
Per Massimiliano Amato, condirettore della storica rivista del socialismo italiano Critica Sociale e due anni fa curatore, insieme a Luciana Libero, di una monografia sulla “monarchia” deluchiana in Campania, non ci sono dubbi: “Il presidente pro tempore della Regione Campania”, come lui definisce De Luca, “sta alzando spesse cortine di fumo per impedire che si guardi alla questione che lo riguarda per quella che essa è. Questo perché, sul piano politico, ha esaurito tutti gli argomenti. Ed è quindi perdente”.

Spiegati meglio.

“Si sta replicando la stessa situazione del 2020, quando l’emergenza epidemiologica legata al Covid-19 rappresentò un’insperata àncora di salvataggio per De Luca, che la usò come arma di distrazione di massa perché non si discutesse dei suoi fallimenti alla Regione nel quinquennio precedente. E, nel giro di pochi mesi, riuscì miracolosamente a ribaltare il tavolo: andò a finire che il centrosinistra, che pensava di non ricandidarlo più, si aggrappò a lui, consentendogli di consolidare definitivamente il suo sistema di potere personale”.

Quindi secondo te De Luca è un maestro nel trasformare ogni situazione limite in opportunità?

“Ma è proprio così. L’attuale presidente pro tempore della Campania, fuori da un contesto di straordinarietà, avrebbe tutte le armi spuntate. Egli ha bisogno di drogare, mi sia consentito l’uso di questo termine, il dibattito pubblico. Altrimenti sarebbe costretto a spiegare perché la Campania sia, nella classifica del reddito pro capite, al terzultimo posto in Italia, davanti alle sole Calabria e Sicilia. E penultima nella graduatoria riguardante l’aspettativa di vita, che è calcolata su basi scientifiche, non su opinioni. Oppure dovrebbe dare conto del fatto che, secondo i dati Gimbe, negli ospedali campani il numero dei primari ha ormai superato quello degli infermieri, e se ti fai venire a prendere dal 118 puoi rimanere parcheggiato pure una settimana sulla lettiga di un Pronto soccorso senza che nessuno si prenda cura di te. Oppure ancora dovrebbe fornire una spiegazione su uno dei più disastrati sistemi di trasporto d’Europa. Infine, dovrebbe dare una qualche giustificazione alla trasformazione della principale istituzione regionale in un feudo personale, gestito oltretutto secondo criteri rigidamente familistici e clientelari. Devo andare avanti?”.

No, tutto chiaro. Però il Pd, perfino quella parte che si oppone al terzo mandato, non dà un giudizio così catastrofico, sul suo operato.

“E qui siamo nel campo dei misteri della politica. O, se vogliamo, della sua ambiguità. La Schlein e tutto il gruppo dirigente del partito, compreso il povero Misiani, spedito in Campania dalle valli bergamasche a combattere con la mazzafionda contro i carrarmati, si stanno muovendo lungo una linea che fa apertamente a pugni col principio di non contraddizione. Cerco di schematizzare: sono contro il terzo mandato perché con esso tutte quelle cose che io ho cercato di elencare prima si cronicizzerebbero, però – dice la segretaria – il lavoro fatto in questi anni in Campania è stato prezioso. Insomma, non si capisce: De Luca è stato un cacicco, ragion per cui va messo da parte per evitare che continui a far danni, o un buon amministratore? La Schlein non ce lo chiarisce. Allo stesso modo, come si fa a distinguere De Luca dal deluchismo? Perché il punto di compromesso scovato dalla segretaria mi sembra questo: chiedere un passo indietro a De Luca, però ripartire dalla sua esperienza di governo. Lei e il gruppo dirigente manifestano la stessa confusione di idee dei gerarchi che sfiduciarono Mussolini la notte del Gran Consiglio: Grandi e compagni volevano destituire il duce ma salvare il fascismo. Ma la storia aveva già imboccato il proprio corso”.

E quindi, come si esce da questa situazione?

“In un modo solo: con un giudizio netto e radicale sui guasti prodotti dal deluchismo in Campania. E comportandosi di conseguenza. Senza sconti, né indulgenze. Tenendo conto di un dato che sfugge sia alla Schlein sia soprattutto a Bersani, che ancora ieri parlava della grande forza di De Luca. Questo: manca del tutto la controprova che il gradimento del presidente pro tempore della Regione sia rimasto invariato. Che si ostini a pensarlo il diretto interessato è comprensibile, ma che il Pd abbia smarrito il polso della situazione è preoccupante. Da cosa è offuscato il giudizio che il partito dà? Dalla grande capacità clientelare dimostrata dal presidente pro tempore della Regione? E pensano veramente che la massa di manovra dei beneficiati dal sistema possa fare la differenza? Se è così, a dispetto di quello che vogliono darci a intendere, il Pd non si sta intestando nessuna battaglia di rinnovamento. E se la Schlein resta prigioniera dello schema della ‘vittoria a tutti i costi’ non uscirà mai dalla contraddizione in cui si è infilata”.

Andrea Pellegrino

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