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La Venere di Pistoletto, il clochard e i moralisti alle vongole

Pubblicato: 13-07-2023
La Venere di Pistoletto, il clochard e i moralisti alle vongole

Nessuna sfida tra bande di quartiere, nessuna replica del furto dell'albero di Natale dalla Galleria Umberto I. A dar fuoco alla Venere degli stracci, esposta nella piazza centrale di Napoli, appena rifatta dopo l'infinito cantiere per la stazione della Metropolitana, è stato uno straccione. Un solo, disperato 32enne con qualche precedente di polizia.

Eppure nelle poche ore trascorse tra il rogo all'alba e il fermo del clochard nel primo pomeriggio si è scatenata sui social la tempesta perfetta dell'autolesionismo napoletano. I cori dell'indignazione sul "popolo di merda", sulla "irrimedibilità della città", sulla "delinquenza dilagante". Dopo i tanti appelli alla "vergogna" per la complicità generale non ne ho letto nessuno, in serata, quando i fatti erano precipitati sulla scena, per una metropoli grande meta turistica che non sa includere tanti barboni. Io, invece, questa la provo...

La vicenda ci dice molto sulla miseria intellettuale dei ceti colti e affluenti della "capitale della cultura", capaci soltanto di invocare le manette, le punizioni più severe per i barbari, senza capacità di comprensione né di compassione. Alla fine, dopo il dolore e l'incazzatura iniziali, legittimi, a ragionare c'è riuscito proprio l'autore, come ci spiega l'Ansa.

E così, anche nella sua fine, come nella sua origine, la Venere di Pistoletto ha unito la bellezza e il degrado. Due elementi, dice il maestro poche ore dopo l'incendio, quando ancora tutte le ipotesi erano in piedi, che "si incontrano per rigenerare la società, per rappresentare la rigenerazione di questi stracci, di questi detriti che stiamo creando". Anche se alla fine, in questo caso, "la società stracciona purtroppo ha preso il sopravvento: è come un'autocombustione del lato peggiore dell'umanità".

Per quel che mi riguarda c'è molto più poesia nel gesto dadaista di uno straccione che brucia una montagna di stracci che nei cori dell'indignazione benintenzionata e ipocrita.

PS: Dimenticavo. Non era obbligatorio cadere nella trappola della "mala Napoli". Già a prima mattina il capocronista di FanPage Napoli, Ciro Pellegrino, scartava di lato  e provava a cogliere la ricchezza e la complessità del gesto. Rendiamogliene merito.

Ugo Maria Tassinari

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