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La Repubblica dell'Ossola!

Pubblicato: 10-02-2023

La repubblica dell’Ossola.

Settembre ottobre 1944

Di Beppe Sarno

Delle tre  grandi repubbliche partigiane – Ossola, Carnia, Alto Monferrato – spazzate via dalla canaglia fascista e dalle truppe tedesche la più famosa resta quella dell’Ossola.  Come ha scritto Giorgio Bocca nel suo libro “finisce che l’Ossola si libera da sè come per autocombustione.”

Il 26 agosto 1944 il battaglione garibaldino Redi attacca Boceno e i fascisti si arrendono senza combattere.  Ai primi di settembre la zona antistate il confine svizzero viene liberata fino a Domodossola e la val Vigezzo. L’8 settembre entrano nella valle le brigate della Val Toce  e della Val d’Ossola.

I tedeschi sono in ritirata e questo agevola il lavoro dei compagni. Grazie all’intervento di un prete i tedeschi possono abbandonare senza colpo ferire la zona dopo aver deposto le armi.

Il 9 settembre i partigiani entrano in città. Viene nominata la Giunta provvisoria di governo dell’Ossola presieduta dal socialista Ettore  Tibaldi. Nei quaranta giorni della breve vita della repubblica confluirono nella città partigiani, antifascisti, esuli. Fra i nomi importanti leggiamo quello di Giancarlo Paietta, Concetto Marchesi, Umberto Terracini e i socialisti Fernando Santi, Ezio Vigorelli, Mario e Corrado Bonfantini e il democristiano Piero Malvestiti.

Ettore Tibaldi nel discorso d’insediamento dirà “Dobbiamo essere il banco di prova delle capacità italiane di governo, delle capacità ricostruttrici del popolo italiano.”

La neonata Repubblica suscitò la curiosità dei giornalisti stranieri. Uno di essi definì il palazzo di governo “Il cuore di una capitale, di una incontestabile capitale.” I problemi da affrontare furono gravi e pressanti sia di natura pratica ma anche di governo. Il giornale della giunta servi per dibattere problemi d carattere generale, di socialismo, della questione femminile, di libertà. Gisella Floreanini, comunista viene nominata ministro all’assistenza. Una donna!

Concetto Marchesi organizzò un corso di democrazia. Erano le donne ad occuparsi del controllo dei prezzi della distribuzione dei generi alimentari, mentre gli operai organizzano il sindacato e discutono dei contratti di lavoro. Vengono aumentati i salari degli operai. Le ulteriori  richieste di aumenti si scontano con le difficoltà finanziarie della neonata Repubblica. Edison, Montecatini e  Rumianca versano contributi volontari alla repubblica. L’industriale Severino Cristofoli, nominato Ministro dell’industria organizza la produzione di quei beni che potevano essere esportati in Svizzera essendo bloccata ogni possibilità di commercio con l’Italia.

Rifornirsi di materie prime generi di sussistenza diventò sempre più difficile. Tibaldi si rese conto delle difficoltà di approvvigionamento. Serviva tutto: grano, pasta, latte condensato, medicine. Il comitato pro-Ossola di Lugano manda quello che può, ma non basta.

Don Cabalà e Mario Bonfantini si occuparono di riorganizzare la scuola. Nel territorio c’erano circa novanta scuole elementari e Cabalà, nominato commissario alla pubblica istruzione con l’aiuto determinante di Bonfantini razionalizzò il settore riunendo le classi e distribuendo gli incarichi coinvolgendo anche studenti anziani. Da Friburgo arrivò volontario  Gianfranco Contini che con Carlo Calcaterra, professore dell’Università di Torino provvide alla redazione della “Carta della scuola.” Furono redatti  nuovi programmi a correggere i libri di testo fascisti. La Svizzera italiana inviò  i propri testi e Bonfantini allestì una nuova antologia e fondò l’Università Popolare. La questione della giustizia era fra le più sentite furono arrestati i fascisti iscritti al fascio di Salò e fu allestito un campo di prigionia.

Ezio Vigorelli avvocato socialista assunse il compito di vigilare sul rispetto dei diritti dei prigionieri. 

L’esercito dell’Ossola contava quattromila partigiani divisi in Garibaldini, Divisione Cattolica della Val Toce, divisione Piave, della val D’Ossola, della Beltrami, della Brigata Matteotti.

L’esercito viene ben organizzato in brigate e divisioni e il comando unico si preoccupò di coordinare i mezzi di trasporto, la riparazione dei mezzi, delle armi e la costruzione di bombe, mitra e lanciafiamme. Bocca afferma “nessuno considera la possibilità di trovare scampo in caso di attacco. Nelle valli laterali, la scelta è fra la resistenza sulle linee forti o la ritirata in Svizzera.”

Agli inizi di ottobre vennero sistemate le ultime linee di difesa; gli operai e i contadini provvidero a stendere reticolati fra il Toce e la montagna vennero ostruite le strade con massi e con la realizzazione di fossati.

La fine della repubblica dell’Ossola è però vicina. Infatti il primo ottobre il feldmaresciallo Kesselring diede l’ordine di attuare una settimana di lotta contro le bande.

Tredicimila uomini quasi tutti fascisti con solo cinquecento tedeschi entrano nella valle Cannobina approfittando della circostanza che i ponti non saltano. La valle è in mano alla canaglia fascista. A Domodossola la gente presa dal panico comincia fuggire in Svizzera. Il giorno 13 le brigate della val Toce e della Val d’Ossola si scontrarono nella bassa valle. Un treno blindato batte le montagne e la fanteria fascista al seguito il 14 ottobre alle 17,30 entrò nella citta di Domodossola deserta.

Il corriere della sera scrisse “ ora anche i cittadini con la coscienza sporca sono fuggiti, molti negozi sono chiusi, nelle vie circolano poche persone. “

Il 19 ottobre un contrattacco partigiano alle casse del Toce riesce ad avere la meglio sui fascisti facendone 23 prigionieri.

Tibaldi fugge in Svizzera con i documenti contabili e documenti della Giunta. Per l’Ossola sono finiti i quaranta giorni di libertà!

La Repubblica Partigiana dell’Ossola rappresenta un esperimento democratico di alto valore morale e politico, perchè venne realizzato all’interno di un paese in guerra.

 

Beppe Sarno

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