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Mito e realtà di Ventotene

Pubblicato: 21-03-2025

Limiti e pregi del Manifesto federalista di Colorni, Rossi e Spinelli

Possiamo dire che anche nel Manifesto di Ventotene del 1941 ci sono delle falle? Degli errori marchiani? Delle lacune insopportabili? Degli ideologismi smentiti dalla storia? Oltre che delle buone intuizioni? Oppure esso è la tavola delle leggi? Ebbene sì, possiamo e dobbiamo, anche se Meloni non lo ha letto e non ne capisce molto poiché non lo ha letto né capito.

Beh tenetevi forte perché ora ve lo diciamo chiaro e tondo anche a costo di spiacervi. Ma la verità è rivoluzionaria gramsciansmente, specie in epoca di bugie massificate e perbenismi liberal.

In breve. Il terzetto Colorni Spinelli Rossi nel 1941, era estremista e massimalista. Spinelli addirittura trotzkista, ex Pc.d'I, dal quale era stato espulso nel 1937. Pensava ci volesse una dittatura giacobina di élite per una vera e propria rivoluzione socialista basata su due classi o gruppi: operai e intellettuali. Tutto Il resto a rimorchio. E solo i chierici sarebbero bastati per i tre, a evitare l’operaismo. Roba da far sembrare il Lenin del 1917 un catechista chierichetto. Non solo. Ma si legge nel testo che tuttavia il promuovere dall'alto una società civile demopluralista, avrebbe via via reso transitoria quella dittatura giacobina. Sembra la storia del Pcb di Stalin. Si, mezzi rudi ed eccezionali, ma il fine radioso li avrebbe cancellati. Si è visto eccome dove lo dicevano.

Altro errore. Non si parla di partiti plurimi e di modello Westminster. Di forme procedurali del sognato super Stato unito Europeo: solo dittatura e movimento di massa. Non è chiaro poi il nesso tra Stato Unito Europeo e Stati nazionali. Sorta di macro regioni dalle incerte attribuzioni. E poi: tutti gli Stati nazione, si legge, hanno fatto sempre guerre e finirebbero per essere preda o predoni. Non era vero allora, non è vero oggi. Fuori dall’agone Europeo, o lontano e ai margini, non fu fatale questo esito, né lo è. Furono l’imperialismo e lo Stato nazione imperiale a generare guerra. E di qui occorre partire.

Certo un’area di pace confederale come la Ue non vide guerre tra Stati, benché poi Francia e Inghilterra la guerra la fecero in Libia e in Iraq e in Serbia. E a Suez nel 1956 come potenze coloniali europee. Si dirà, ma la Ue no! E men che mai sotto forma di Stato federale etc. Manco vero. Infatti essa implementò il conflitto civile in Ucraina dal 2014, appoggiando una delle parti e non mediando dopo il 2022 e anzi gettando benzina sul fuoco. Al punto di invocare oggi con Marcron e Starmer filo Ue, booths on ground a Kiev e Donbass. E però, si dice, con gli Stati Uniti d’Europa non sarebbe guerra, non sarebbe così. Macché'! Von der Leyn und Konsorten vogliono una Europa Civiltà super armata di potenza. Stato federale di potenza! Contrappasso esemplare della utopia di Ventotene, che da un lato voleva esercito europeo dall’altro però prescriveva Europa mediatrice di pace, tra i blocchi geo in vista: USA e URSS. Benché nel 1947 Spinelli invocasse guerra alla Russia per farne esplodere il dispotismo!

E qui veniamo allora ai pregi di Ventotene. Che immaginava distensione né anti sovietica né anti americana come Brandt, Palme e Berlinguer, e non già Europa appiattita, né di potenza.

Ultimo pregio: stato misto, anti monopolista con la proprietà privata auto gestionaria e cooperativa e le leve chiave dell’accumulazione nelle mani dello Stato. Banche grandi, scuola, welfare, infrastrutture, scudo industriale pubblico: come avrebbe predicato Riccardo Lombardi anni dopo. E democrazia progressiva, come il PCI. Come Togliatti. Avversa ma non nemica all’URSS, come tutto l’antifascismo di allora: Nenni, Rosselli, Benda, il secondo Mann, Stefan Zweig, il fronte delle arti, Karl Kraus etc.

Bilancio? Abbastanza positivo. Ma pieno di errori e ingenuità. Certo imputabili al tempo e agli anni di ferro e fuoco di quel Manifesto proto azionista, leninista e giacobino, persino trotzkista e assai massimalista. Che cancellava alleanze sociali, regole procedurali, ceti medi e peso del quadro geopolitico. Si travasò nella nostra Costituzione, che Meloni vuol distruggere, molto di quel lascito. E anche nella idea di Europa, confusa però nel Manifesto, movimentista e volontarista. Mancava infatti agli estensori una chiara dottrina dello Stato, alla Bobbio, una idea dei rapporti di forza, e dei partiti e forze egemoni. Sicché il loro elitismo fu preso in parola dai borghesi liberal capitalisti e tecnocratici, che ne fecero il loro Manifesto! Fino al punto come oggi, da ipotizzare essi una Europa Civiltà del tutto simile a un macro stato di potenza multi nazionale. Beffardo rovesciamento di una visione che cancellava stati, partiti e blocchi di interessi, nazionali e misti, senza i quali non si capiscono né la politica, né le forme dell'Europa che vorremmo.

Bruno Gravagnuolo

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