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Ma i magistrati sanno veramente per cosa scioperano?

Pubblicato: 27-02-2025

Molta ipocrisia, diversi assurdi logici e qualche pregiudizio di troppo: vediamo di fare un po' di chiarezza sulla separazione delle carriere

Come sempre, per uscire dalle secche di prese di partito tra opposte fazioni -in omaggio alla serenità invocata dal Presidente Mattarella- propongo (prendendo spunto dalla riflessione recente di uno studioso di procedura penale, Mazza) alcuni interrogativi ragionevoli.
Col rispetto dovuto agli interlocutori ed al loro alto e difficile compito. 

A) Si paventa che la separazione delle carriere sia il preludio dell’avvento di uno stato illiberale in cui la magistratura  sarà sottoposta al volere del potere esecutivo. 
Perché non si ricorda  l’origine fascista e autoritaria dell’attuale assetto ordinamentale fondato sulla carriera unica voluta dal Ministro Grandi nel 1941?

B)Davvero  la terzietà del giudice può essere definita come  il sinonimo scialbo della imparzialità?
L’art. 111 comma 2 Cost. non delinea, però,  un’endiadi e chi lo afferma incorre in un suicidio interpretativo, non vedendo   come nella figura del giudice, e solo del giudice, vi sia un quid pluris di carattere ordinamentale rispetto all’imparzialità, un distacco netto rispetto parti processuali.

C) Si teme che con la separazione delle carriere il pm perderà l’indipendenza e verrà sottoposto al potere esecutivo. 
Non si  tratta, allo stato, solo di un presagio di sventura senza fondamento, mentre è vero che  il nuovo art. 104 Cost. attribuirà in titolarità piena e autonoma al pm la garanzia di indipendenza da ogni potere dello Stato?

D) Si protesta perché verrà messa in discussione l’imparzialità del pm.
 Ma la parte imparziale non  è tecnicamente un ossimoro concettuale? In realtà, è anche distante dalla normativa. L’imparzialità del pm è, infatti,  ben diversa da quella del giudice, come dimostra il fatto che il primo non può essere ricusato, mentre il secondo sì.

Aggiungo: sempre pronto- anche sulle barricate- a difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.

Cecchino Cacciatore

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