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Antifascismo e Costituzione

Pubblicato: 05-03-2023

ANTIFASCISMO E COSTITUZIONE di Franco Astengo

 

La grande manifestazione antifascista svoltasi oggi, 4 marzo, a Firenze in risposta alle violenze fasciste dei giorni scorsi deve rappresentare il segno portante su cui è necessario si muova l'opposizione sociale e politica; il terreno su cui recuperare unità e capacità di aggregazione di consenso.

Antifascismo e Costituzione rappresentano la strada principale per far uscire le sinistre e le forze democratiche da una situazione di fragilità del sistema politico che rischia di incrinare la democrazia repubblicana come ben dimostra il progressivo evidenziarsi della vera natura della destra e delle sue attuali espressioni di governo.

In questi tempi così difficili e complicati non è esagerato affermare come il Paese sembra essere attraversato da un intreccio tra qualunquismo e corporativismo: fenomeni affrontati attraverso espressioni di “scambio politico” derivanti dal ritenere corporativismo e individualismo competitivo le sole frontiere possibili di un futuro contrassegnato dal crescere dello sfrangiamento sociale con la conseguenza imposizione di ristrettezze per la democrazia, rese ben evidenti dall'ipotesi presidenzialista..
L’intero sistema appare così quanto mai fragile ed esposto a pericolose forme di inquinamento della democrazia.
Per queste ragioni è indispensabile che il filo dell’antifascismo sia sollevato fino al punto di ricostituire la memoria perduta dell’identità nazionale collegandosi direttamente con l'affermazione e non la semplice difesa dei principi costituzionali.
Una “memoria quella dell'intreccio tra Antifascismo e Costituzione che necessita di essere declinata sul piano politico attorno ad alcuni punti fondamentali:

1) Razzismo. E’ indubitabile che esista e che si è affermata una politica che non può che essere giudicata come razzista. Una politica che si esercita soprattutto nell’identificazione del “diverso” e nell’affermazione di un presunto primato per “alcuni”. Il razzismo porta con sé sopraffazione, disuguaglianza, violenza.

2)Politiche sociali. Sotto quest’aspetto si torna indietro anche rispetto al clientelismo DC, del quale pure si scorgono tracce evidenti. E' il tema del corporativismo che riaffiora in evidenza e che deve essere respinto guardando invece nel profondo di politiche del lavoro fondate sui diritti e sulla natura universalistica del welfare;

3) Autoritarismo. Il tutto è condito da una crescita verticale nella presenza dell’autoritarismo nella vicenda politica italiana. La tendenza all’autoritarismo nasce, è bene ricordarlo, fin dagli anni’80 del XX secolo quando si cominciò a parlare, scrivere e praticare di “decisionismo”. La linea era già stata tracciata allora: la complessità della domanda sociale, frutto della crescita degli anni’70, andava tagliata riducendo lo spazio tra di essa e la politica. Per fare questo occorreva un di più di segno del comando da realizzarsi attraverso la personalizzazione. Oggi il tutto appare ulteriormente esasperato, dall’ esibizionismo dei singoli e dall’incapacità del sistema politico di leggere l’allargarsi e il trasformarsi delle contraddizioni sociali dentro la crisi.

4) Militarismo. Questo potrà apparire un punto secondario, ma non è così. Ne abbiamo avuto la riprova ascoltando determinati accenti,in un momento così delicato come l'attuale. Nei mesi scorsi abbiamo anche sentito l’espressione di idee riguardanti il ripristino della leva militare obbligatoria intesa come strumento di “educazione nazionale” per le giovani generazioni. C’è n’è da vendere per considerare pericoloso questo “militarismo” di ritorno.

 

Franco Astengo

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