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Un piano per salvare l’Industria Italiana Autobus

Pubblicato: 19-05-2024

La vertenza dei lavoratori della fabbrica di Flumeri: serve una svolta

Mentre la destra al governo dice no al salario minimo gli imprenditori italiani mostrano sempre di più mancanza di rispetto per chi lavora e rivendicano il loro diritto al massimo profitto.

Imprenditori senza coscienza sociale e senza consapevolezza del loro ruolo che la Costituzione ha loro assegnato, con la complicità di una classe politica ottusa e reazionaria, dimostrano di far parte di un sistema che punta ad un unico risultato: uno sfruttamento senza regole e senza controlli da parte degli organi dello Stato. Questa ottusità sociale che accomuna i padroni, i principali schieramenti politici, gli economisti di palazzo e i mass media, è la carta d’identità del capitalismo italiano.

Succede in ogni parte d’Italia che questi imprenditori,  dopo aver percepito le provvidenze che lo Stato ha loro generosamente fornito, di fronte alla prima difficoltà preferiscono chiudere senza analizzare se l’azienda che hanno gestito è solida, se c’è mercato per i beni che producono. Come sempre più spesso accade chiudono, licenziano e aprono uno stabilimento altrove dove la manodopera costa meno e dove non ci sono sindacati che si battono contro  la politica di delocalizzazione delle aziende.

Ovviamente chi ne fa le spese sono i lavoratori e le comunità locali che da un momento all’altro vedono centinaia di lavoratori senza stipendio con i territori abbandonati a sé stessi.

E’ quello che è successo in molte parti d’Italia; è quello che sta succedendo in valle Ufita dove l’Industria Italiana Autobus sta per passare nella mani della SERI industrial a costo zero perché lo Stato che tramite l’Invitalia e la società Leonardo detengono rispettivamente il 42% e il 28% intende abbandonare questa industria nelle mani di un’azienda che a detta di Vincenzo Colla, assessore regionale emiliano allo Sviluppo Economico: “Quel gruppo non ha le condizioni, l’esperienza e le capacità per un’impresa di tale portata – ha detto – Oltretutto ci troviamo in una situazione paradossale perché tutti i Comuni fanno bandi e Industria Italiana Autobus è in difficoltà a partecipare, perché è priva della liquidità necessaria”. Anche Samuele Lodi segretario nazionale della Fiom con la delega all’automotive conferma il parere negativo all’operazione dichiarando che la SERI Industrial ha più volte partecipato a “operazioni di salvataggio di aziende ma in realtà non ha prodotto mai un vero rilancio”.

Seicento dipendenti tra Bologna e Flumeri stanno per essere messi nelle mani di un pescecane che dopo aver preso le provvidenze dello Stato se ne libererà definitivamente.

In Italia molte aziende che hanno subito la stessa sorte che sta per capitare alla Industria Italiana Autobus sono state salvate o sono in procinto di essere salvate dai lavoratori  che con la collaborazione dei sindacati, degli enti locali presenti sul territorio e di soggetti economici e sociali hanno elaborato progetti per la reindustrializzazione dell’azienda partendo dal basso e con la collaborazione di tutti.

E’ il caso della GKN dove, nel luglio 2021, 400 lavoratori sono stati licenziati dalla proprietà con un messaggio sms.

I lavoratori della GKN hanno fondato una cooperativa denominata GFF che ha presentato un  progetto di intesa non vincolante elaborato con una serie di soggetti economici e sociali che si sono dichiarati disponibili a sostenere la reindustrializzazione dal basso.

La RSU della ex GKN ha dichiarato “  Tutto questo è stato fatto da operai lasciati per mesi senza stipendio, con orgoglio e dignità, a guardia del proprio territorio, del suo patrimonio e del suo futuro. Che ogni lavoratore, lavoratrice, abitante di Firenze, provincia e non solo, si stringa attorno a questo piccolo miracolo sociale».

Al fianco della cooperativa si sono schierati la Regione i sindacati, il Collettivo di fabbrica e le altre istituzioni locali. Il protocollo presentato in regione mette a disposizione 6 milioni di euro per il piano industriale elaborato da Gff e per la sua verifica di fattibilità.

Perché l’esperimento della GKN non è replicabile a Flumeri dove persino il vescovo di Ariano si è schierato al fianco dei lavoratori’? 

I sindacati che non hanno abbandonato i lavoratori si oppongono alla liquidazione dell’azienda con la cessione ad un privato senza referenze ne settore specifico , Luigi Simeone ha detto “Dobbiamo far sentire la nostra voce più forte per dire che da qui non si passa.” mentre Franco Fiordellisi segretario provinciale della CGIL ha detto “Il tema di stasera è politico. …... L’Irpinia deve provare a fare uno scatto, mettendo insieme elementi convinti. Su IIA si intrecciano interessi economici che la pensano diversamente”. E la Regione dovrebbe “impegnarsi di più”. Le comunità locali sono pronte a dare il loro contributo.

L’azienda di Flumeri è un’azienda che potrebbe funzionare: ha commesse che non riesce a portare avanti per mancanza di liquidità perché gli imprenditori che si sono avvicendati di fronte al  disinteresse dello Stato non hanno mai pensato seriamente di elaborare un pino industriale di rilancio produttivo dell’azienda.

E’ arrivato il momento che il lavoratori della valle Ufita insieme con  i referenti locali e con i loro rappresentanti sindacali, il cui apporto è fondamentale, nel momento in cui organizzano un grande mobilitazione come lo sciopero generale del 22 maggio non abbandonino la fabbrica al loro destino e diventino gli attori principali della rinascita industriale della azienda che hanno costruito con anni di sacrifici e duro lavoro.

La vicinanza di tutti gli attori di questa vicenda ha portato ad una sorta di riscoperta del senso di collettività che non va disperso.

Il caso dei lavoratori della Industria Italiana autobus è una questione sociale collettiva che la collettività può risolvere se tutti hanno gli stessi fini.

Si tratta di elaborare un piano di ripresa produttiva dell’azienda che metta i lavoratori come protagonisti principali della rinascita che affidi agli  stessi la  gestione diretta,  in continuità con la tradizione, di autogestione operaia più volte praticata nella storia industriale italiana.

Dalle incognite nate in questi mesi, le lavoratrici e lavoratori possono e debbono   riappropriarsi, dal punto di vista operaio, della capacità di proporre e praticare una soluzione alternativa al licenziamento, attraverso un piano di reindustrializzazione dell’IIA  che miri alla ripresa produttiva e alla integrazione della fabbrica con il territorio d’intesa con le amministrazioni locali e i rappresentanti dei lavoratori.

“Critica Sociale” dal 1891 sempre al fianco dei lavoratori si dichiara fin da ora disponibile mediante i propri collaboratori far cui si annoverano sindacalisti, professori universitari, economisti  a collaborare con i lavoratori, i sindacati e le comunità locali per  contribuire con le competenze professionali e disponibilità di tempo extra-professionale per assicurare continuità occupazionale e appropriate condizioni retributive, economiche, sociali e professionali dei lavoratori elaborando insieme un piano per il futuro della fabbrica di Flumeri.

Beppe Sarno

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