Una lettera al Corriere (non pubblicata)
Gent.mo Direttore
Ho letto con attenzione l’articolo pubblicato dal Corriere della Sera in data 27 marzo u.s., a firma di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, a proposito delle Regioni e Province a Statuto Speciale. Molto interessante per i dati che sono stati forniti e messi a confronto, sia per le quattro regioni che per le due province a statuto speciale, ma ho qualche perplessità sul filo conduttore dell’articolo, facendo intendere chiaramente che in quelle istituzioni, i cittadini godano particolari “privilegi”, che secondo le giornaliste, sono però a carico di tutti i cittadini italiani”. Probabilmente questo assunto anche per qualche esempio che è stato riportato nell’articolo, come la differenza stipendiale di un dirigente scolastico di Trento e Vicenza, citato come se in tutte le regioni e province a statuto speciale si godano quei privilegi, un caso forse unico, e non certo la regola generale di quanti “godono” per così dire, dello statuto speciale
Sarà così per qualche regione o provincia a Statuto Speciale, ma non per tutti, in particolare per la Sardegna, i cui introiti fiscali ad esempio, non sono poi così sostanziosi, posto che molte società e aziende che vi operano, hanno la loro sede fiscale, in altre regioni o nazioni. Giusto qualche considerazione nel merito. La Sardegna è l’unica regione italiana a non avere una autostrada, con un sistema ferroviario in gran parte con un unico binario, e senza elettrificazione e, nel caso qualcuno avesse necessità di spostarsi dall’isola o venire nella nostra isola, è quasi impossibile viaggiare, se non a costi esorbitanti, alla faccia della continuità territoriale, e del benessere di cui si suppone che godano anche i sardi con lo statuto speciale. Parliamo poi della sanità, che secondo alcuni indicatori nazionali, continua ad essere una delle peggiori in Italia con i cittadini che in alcuni comuni non hanno né il medico di famiglia e neppure il pediatra. Insomma per noi sardi non sono tutte rose e fiori e men che meno a carico di tutti i cittadini italiani. L’altro elemento che volevo evidenziare, è la leva che, secondo le due giornaliste hanno fatto scattare per la Sardegna l’esigenza di avere uno statuto speciale che, non è certo come è stato affermato, per risolvere la povertà che nel dopoguerra, accomunava molte regioni italiane se non tutte, ma la voglia e la necessità molto sentita, di godere di una maggiore autonomia, che si radicava nel suo patrimonio storico, culturale e linguistico. A tal Proposito segnalo la figura del sardo Renzo Laconi, un personaggio importante non solo per noi sardi, ma per tutti i cittadini italiani, di cui resta la testimonianza fondamentale per il suo impegno sia nella Assemblea Costituente, che nella commissione dei 75, risultando uno dei costituenti che più partecipò all’elaborazione della Carta Costituzionale. In conclusione, affermare che la Sardegna abbia potuto “godere” di uno Statuto Speciale per risolvere unicamente la sua “povertà”, è dimostrare di non conoscere la storia della nostra isola. Una buona lettura dei fatti citando ad esempio il volume curato da Maria Luisa Di Felice “Per la Costituzione. Scritti e discorsi” farebbe certamente, vedere un’altra Sardegna e non solo per la sua povertà. Giuseppe Casanova (Quartu Sant'Elena, Cagliari)
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