Critica Sociale - Portale della Rivista storica del socialismo fondata da Filippo Turati nel 1891
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"Il segretario nazionale di un partito non può accettare un incarico fiduciario da un governatore"

Pubblicato: 20-04-2024

Caso Maraio: il numero uno del Psi nominato responsabile della sede romana della Regione Campania. Un ordinario esempio di malcostume politico. Intervista al condirettore della Critca Sociale, Massimiliano Amato

“È quanto meno bizzarro che il segretario nazionale di un partito riceva un incarico fiduciario da un presidente di Regione, oltretutto con una retribuzione fissa. È vero: la politica, definitivamente espugnata dagli interessi personali e a essi assoggettata, ci ha abituati a tutto. Però che un partito, oltretutto con una tradizione lunga e gloriosa, accetti che il suo massimo rappresentante sia a libro paga di un governatore, peraltro di un altro partito, e suo dipendente, credo superi ogni immaginazione”.

Da un anno e mezzo circa Massimiliano Amato, giornalista salernitano di lungo corso, è il condirettore della Critica Sociale, la storica rivista del socialismo italiano fondata da Filippo Turati e Anna Kuliscioff 133 anni fa.  Con il suo gruppo di lavoro, composto prevalentemente da storici del socialismo e esponenti che hanno avuto un ruolo di primo piano nel Psi dei tempi “eroici”, ha recentemente lanciato un manifesto, “Un Movimento per il Socialismo”, che auspica la rinascita in Italia di una grande forza del socialismo saldamente collocata nel campo della sinistra, anzi a sinistra del Pd, e che al Pd e al resto della sinistra sia capace di lanciare la sfida sui temi del lavoro, della giustizia sociale, della pace, dei diritti. Solo per fare un esempio: qualche settimana fa Critica Sociale ha annunciato che appoggerà i quattro referendum lanciati dalla Cgil per l’abolizione del Jobs Act e la dignità del lavoro. E per il 14 maggio, a Roma, alla Fondazione Basso, ha convocato esponenti della società civile e delle altre organizzazioni politiche e sindacali della sinistra per una riflessione corale sul tema della pace.

Perché Maraio non avrebbe dovuto accettare l’incarico di responsabile dell’Ufficio di Rappresentanza della Regione Campania a Roma?

“Potrei risponderti perché egli ha già un ruolo di rappresentanza molto importante e significativo: quello di segretario nazionale del Partito Socialista Italiano. Il più antico partito del nostro Paese. Un partito politico è fatto di anime e sensibilità diverse, che il segretario deve portare a sintesi. Un ruolo simile non credo si concili con quello di funzionario di un’istituzione pubblica governata da un vertice politico. C’è una incompatibilità magari non formale, ma di fatto”.

E quindi secondo voi della Critica Maraio dovrebbe lasciare la segreteria del Psi?

“Ormai il guaio è fatto. Se anche si dimettesse, sarebbe inseguito a vita dal sospetto di aver utilizzato il partito per i suoi scopi personali di carriera. In ogni caso, siccome nessuno del board della Critica è iscritto a quel partito, non ficchiamo il naso nelle vicende altrui. Detto questo, però, va aggiunto che quella sigla, Psi, non appartiene solo ai suoi iscritti, militanti e dirigenti. E non solo per un fatto sentimentale. C’è anche un risvolto politico e culturale. Noi possiamo non riconoscerci nella linea e nelle posizioni del Psi – e non ci riconosciamo affatto: basta leggere quello che scriviamo sulla rivista cartacea e sul nostro sito, per accorgersene – però nemmeno possiamo ignorare che il Psi è la sezione italiana dell’Internazionale Socialista, che è la nostra casa naturale. Chissà se Sànchez, presidente in carica dell’IS, è stato reso edotto del nuovo incarico del segretario. Sarebbe interessante vedere la sua reazione quando lo saprà”.

Al di là delle riserve di carattere etico, però, dov’è l’incompatibilità politica?

“Nessuna riserva di carattere etico, ci mancherebbe. Però ti faccio cinque nomi. Lelio Basso. Pietro Nenni. Giacomo Mancini. Francesco De Martino. Bettino Craxi. Sono stati, in tempi diversi, segretari del Psi. E se dentro questa storia consideriamo, com’è giusto, anche il Psu turatiano, te ne faccio un sesto. Giacomo Matteotti. Pensi che qualcuno di questi che ho nominato avrebbe mai accettato di fare da funzionario di un ente pubblico durante il proprio mandato? È una questione di opportunità e di rispetto per la storia e la comunità che si rappresentano. Che, ripeto, vanno molto al di là del perimetro dell’attuale Psi. È un concetto questo che deve passare: chiamarsi Psi è impegnativo, molto. Moltissimo. Quanto all’incompatibilità politica, essa sta nel fatto che il Psi è rappresentato in Consiglio regionale. D’accordo, fa parte della maggioranza, pur non avendo, almeno credo, suoi esponenti nella Giunta. Però non credi che – fatta salva la lealtà all’interno della coalizione di governo regionale – questo incarico al segretario nazionale limiti gravemente l’autonomia dei rappresentanti del Psi nel Consiglio? Quanta libertà essi avrebbero di esprimere il proprio dissenso il giorno in cui la Giunta dovesse adottare provvedimenti contrari alla linea politica del partito stabilita con gli iscritti?”.

Pensi che questa nomina avvicini ancora di più De Luca a Renzi, neo alleato di Maraio alle Europee?

“Non lo so, e francamente è un argomento che non mi appassiona per niente. La Critica ha espresso fortissime riserve e perplessità sulla “lista di scopo”, così chiamata, in cui il Psi si è sciolto, confondendosi con Italia Viva, i Radicali e +Europa. Riteniamo che un partito che si chiama socialista non possa e non debba allearsi con chi – Renzi – ha abolito, con il Jobs Act, lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori del socialista Giacomo Brodolini, il quale si faceva chiamare ‘il ministro dei lavoratori’ e, benché malato quasi allo stato terminale, condivise l’ultima veglia di Capodanno della sua purtroppo breve vita con gli operai della Apollon di Roma in lotta per il loro posto di lavoro. E non possa e non debba allearsi con gli iperliberisti della Bonino e di +Europa, che in materia di diritti sociali hanno posizioni di destra più estreme della destra meloniana. Oltretutto agitando in maniera assolutamente impropria lo slogan ‘Stati Uniti d’Europa’, titolo di un celebre pamphlet di Filippo Turati, che però diceva cose molto diverse dalla confusissima piattaforma che questo accrocco elettorale si è dato. Sul prossimo numero della Critica, in uscita a fine aprile, diremo cose molto precise sul punto”.

*da L'Ora della sera, quotidiano di Salerno

Andrea Pellegrino

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